Parigi

Tanti anni fa, l’uomo della mia vita mi fece un regalo bellissimo: una piccola casa a Paris. Questa casa è diventata con il tempo il luogo della mia intimità più personale e segreta. Come dire una vita nella vita. Le mie giornate a Paris scorrono via veloci e leggere, sono semplici, addirittura banali.  Ma questa è solo l’apparenza. In realtà  per me vivere a Paris significa lasciarsi alle spalle la polvere di una quotidianità troppo nota e quindi pesante e viverne al suo posto  un’altra solo all’apparenza simile: perché qui il ritmo è diverso e così i pensieri, le sensazioni, gli stimoli, l’atmosfera. L’aria che si respira alleggerisce la mente, spinge in avanti, come dire vento in poppa, insegna a lasciare andare le cose che non servono che talvolta  sono tante, troppe. Poco per volta sono stata catturata dallo spirito francese, pungente e puntiglioso ma non solo.  A Paris ho scoperto la solidarietà, la franchezza brutale, il senso dell’amicizia più che in qualsiasi altro luogo. Qui, se qualcuno ti dona la sua amicizia,   è senza condizioni e per sempre.

Tra i tanti ecco un altro dono di Paris, i suoi parchi.  A volte sontuosi, altre riservati e chiusi in se stessi come una fanciulla d’altri tempi, aristocratici e vistosi, oppure pigramente distesi al sole del nord. Tutti diversi. Tutti con un segreto da scoprire.  Square Batignolles, una gemma incastonata nel mio quartiere, Martin Luther King che fa sfoggio di piante rare e specchi d’acqua inattesi,  Buttes Chaumont fiorito e ridente tra salite  e discese e panorami dall’alto sulla città…  Ma sopra tutti il Parc Monceau. Il re dei parchi parigini. Il mio parco preferito, quello delle lunghe passeggiate solitarie, dei ricordi dolci e amari, che non mi stancherei mai  di guardare, ripercorrere con il pensiero, fotografare…